UN CAVALLO DI TROIA PER STUDIARE L’EVOLUZIONE STELLARE

23 Maggio 2018

c12 2 sitoMisurata per la prima volta, in modo indiretto, la reazione di fusione tra due nuclei di carbonio 12 alle energie di interesse astrofisico: si tratta del processo che governa la combustione del carbonio nel cuore delle stelle e rappresenta un punto chiave dell’evoluzione stellare. La ricerca realizzata ai Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN è pubblicata sulla rivista Nature. La misura, resa possibile grazie a un metodo innovativo per lo studio delle reazioni stellari chiamato “Cavallo di Troia” è stata realizzata utilizzando l’acceleratore Tandem van de Graaf dei LNS. “Abbiamo scoperto”, spiega Aurora Tumino, professore ordinario di Fisica Sperimentale presso l’Università Kore di Enna e associata INFN, “che il fenomeno si verifica con una frequenza notevolmente più alta di quanto ipotizzato. I risultati ottenuti rappresentano il punto di partenza per comprendere alcuni misteri dell’Universo. In particolare” prosegue Tumino, “grazie all’elevata probabilità che il fenomeno si verifichi, la combustione del carbonio può rappresentare la sorgente di calore che alimenta i cosiddetti “Superbursts”, violente e prolungate emissioni di raggi X prodotte in sistemi binari di stelle dove almeno una delle due è una stella di neutroni che risucchia massa dalla compagna”. Il metodo del cavallo di Troia è un metodo per lo studio di reazioni nucleari di interesse astrofisico che utilizza una reazione alternativa e più facile da misurare in laboratorio.E’ così chiamato perché per studiare, ad esempio, questa particolare reazione di fusione è necessario nascondere un nucleo di carbonio 12 in un nucleo di azoto 14, in modo da eludere la repulsione elettrostatica tra nuclei. Questo tipo di ricerca è condotta dal gruppo di ricerca di astrofisica nucleare dei Laboratori Nazionali del Sud fondato dal professor Claudio Spitaleri negli anni ’90.

“L’INFN e’ gia’ da lungo tempo impegnato sull’imporatnte settore di cerca dell’astrofisica nucleare che verte sulla misura nei nostri laboratori (in particolare, a LNS e a LNGS) della frequenza di processi nucleari che sono alla base della formazione e della storia delle stelle e che caratterizzano la formazione della materia nelle primissime fasi dell’Universo, miliardesimi di secondo dopo il Big Bang” aggiunge Antonio Masiero vicepresidente dell’INFN.

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